lunedì 19 gennaio 2015
House of Vans
La
Casa di Vans Londra, progettata da skateboarder e designer Pete
Hellicar e architetto Tim Greatrex, insieme a regali Black Sparrow, è
un nuovo luogo creativo uso misto per gli appassionati di Vans e
coloro che sono interessati alla cultura skateboard.
La
nuova sede comprende una galleria d'arte, laboratori Vans spazi
creativi, sala proiezioni, musica dal vivo per 850 persone, una
caffetteria premium, numerosi bar e tre livelli di skate cemento
coperta.La Casa di Vans Londra si trova entro i 150 anni antichi
archi in mattoni delle linee ferroviarie di uscire dalla stazione
Waterloo e accanto alla famosa strada graffiti di Londra, Leake
Street.
Il
requisito di Vans è stato quello di fornire un centro culturale per
lo skateboard, l'arte, il cinema e la musica. Utilizzando il layout
delle gallerie, il sito è stato delineato nelle quattro funzioni
principali del breve in modo che ogni erano alloggiati all'interno di
un tunnel specifica. Essi sono stati separati in quanto segue: un
tunnel per l'arte - una galleria con i laboratori di artisti per
creare e mostre d'arte di visualizzazione;un tunnel per il cinema -
una sala cinema e screening; un tunnel per la musica un luogo
concerto 850 capacità; e una galleria per lo skateboard - uno
skateparkper tutti i livelli di abilità skateboarding.
Il
piano per il skatepark è stato per poter ospitare tre spazi tunnel
per consentire i layout diversi e abilità. Lo spazio principale è
il concreto 'bowl' prevalentemente per un uso professionale, la
seconda zona è la 'strada scena' per medie capacità e il terzo è
la 'mini ramp' zona skate park per i principianti o utenti rilassato.
La suola della scarpa iconica Vans ispirato la disposizione del
pattern esagono e diamante, con la striscia di esagoni della suola
realizzata ad allinearsi con un enfilade di archi di delineare un
asse principale e corridoio attraverso la sede. Il pavimento in gomma
fornisce una superficie pulita e confortevole ma allo stesso tempo
crea visivamente un forte contrasto con le pareti di mattoni grezzi e
testurizzati e soffitto a volta. A causa della natura sotterraneo del
sito era importante illuminare lo spazio sufficiente per l'utilizzo
contempo elegantemente esprimere la forma di tunnel.
My.Bag,Il bagno‘prêt-à-porter’
Proprio
come una valigia, My.Bag può essere ‘fatto’ e ‘disfatto’ per
un design ‘prêt-à-porter’ estroso e divertente, fresco.
È l’idea alla base di My.Bag,
il lavabo progettato dal designer Gianluca Paludi e prodotto da
Olympia Ceramica,
azienda italiana nata nel 1979.
Una ‘valigia’ e un ‘cavalletto’, così prende forma My.Bag,
l’esclusivo concept per il bagno, dal design alternativo e
dall’anima ‘trasformista’,
si tratta infatti di un lavabo
ispirato al viaggio, formato da una valigia e un cavalletto:
il top della valigia mette in mostra una grande specchiera, il
contenitore laterale in pelle è un comodo portaoggetti, la maniglia
funziona come porta salviette e, infine, il coperchio in legno
estraibile che nasconde un piccolo vano rivela un pratico specchio da
utilizzare per il trucco. Studiato per arredare bagni con spazi
contenuti oppure camere da letto con lavabo a vista, My. Bag è
inoltre perfettamente richiudibile grazie al rubinetto inclinabile;
così, con un semplice gesto, il mobile si mimetizza con l’ambiente,
nascondendo la sua funzione primaria, e diventa un pratico e ampio
piano d’appoggio. Diversi i colori disponibili, tutti dal gusto un
po’ retrò. Caratterizzato
da linee semplici ma decise e declinabile in più varianti di colore,
My.Bag è perfetto per arredare con creatività gli ambienti
contract, hotel di design che richiedono spesso un lavabo a vista che
si inserisca con discrezione nelle camere da letto, e allo stesso
tempo, si propone come soluzione ideale per chi desidera un bagno di
casa originale, pratico e accogliente.
My.Bag
reinterpreta il dinamismo della quotidianità e risponde all'esigenza
di un complemento per lo spazio bagno autentico, esteticamente
sorprendente e straordinariamente funzionale.domenica 18 gennaio 2015
LA BOTTIGLIA PIÙ FAMOSA AL MONDO
Fu un farmacista ad inventare la Coca-Cola, lo statunitense John Stith Pemberton di Atlanta, nel 1886. Creò uno sciroppo con un liquido caramellato, vi aggiunse dell’acqua gassata e poi lo fece campionare dai clienti della farmacia Jacobs. Un bicchiere costava 5 centesimi. Tutto il resto è storia, dal prodotto fino al brand. Il nome, il packaging, la pubblicità e il marketing fanno ancora oggi della bevanda un “brand personality” ancora efficace, nonostante le tante imitazioni. Credo che questo possa fare molto più di una ipotetica ricetta segreta della bevanda. Già tra 1888 – 1891,Asa Griggs Candler, che acquistò i diritti del prodotto e poi sarebbe diventato il primo presidente, realizzò coupon-omaggio, orologi, calendari con il marchio Coca-Cola. Nel 1894, un uomo d’affari del Mississippi di nome Joseph Biedenharn pensò di mettere la Coca-Cola in bottiglia, fino a quel momento distribuita solo in bicchiere o alla spina.
Contenitore
dello sciroppo Coca-Cola del 1906
Nel 1950 la bottiglia di Coca-Cola Contour è stato il primo prodotto commerciale a comparire sulla copertina della rivista Time, che confermò la sua portata come marchio internazionale.
La
copertina con la bottiglia e il globo terrestre simboleggiava la
globalizzazione del modo di vivere americano.
Le imitazioni del prodotto furono subito tante, così la forma della bottiglia divenne distintiva per assicurare l’autenticità del prodotto. Anche al buio attraverso il tatto doveva essere riconoscibile, e perfino in caso di rottura. La bottiglia usata era probabilmente un “modello Hutchinson”, di colore verde, e fu utilizzata fra il 1894 e il 1900.
Il primo prototipo della bottiglia più famosa al mondo, chiamata contour, fu disegnato da Alexander Samuelson ed Earl R. Dean della Root Glass Company di Terre Haute (Indiana). Si ispirarono al frutto del cacao, forma allungata e scanalature verticali che ancora oggi possiamo vedere e toccare sulla contour. Come il frutto del cacao, all’inizio la bottiglia era più gonfia al centro. Questa forma però si adattava male ai macchinari ed era poco stabile, così venne assottigliata.
Le imitazioni del prodotto furono subito tante, così la forma della bottiglia divenne distintiva per assicurare l’autenticità del prodotto. Anche al buio attraverso il tatto doveva essere riconoscibile, e perfino in caso di rottura. La bottiglia usata era probabilmente un “modello Hutchinson”, di colore verde, e fu utilizzata fra il 1894 e il 1900.
Il primo prototipo della bottiglia più famosa al mondo, chiamata contour, fu disegnato da Alexander Samuelson ed Earl R. Dean della Root Glass Company di Terre Haute (Indiana). Si ispirarono al frutto del cacao, forma allungata e scanalature verticali che ancora oggi possiamo vedere e toccare sulla contour. Come il frutto del cacao, all’inizio la bottiglia era più gonfia al centro. Questa forma però si adattava male ai macchinari ed era poco stabile, così venne assottigliata.
Primo
prototipo della bottiglia di Alexander Samuelson ed Earl R. Dean
Il colore verde della bottiglia contour fu chiamato Georgia green. Era prodotta utilizzando una sabbia particolare che conferiva quel colore. Il prototipo fu brevettato a nome di Samuelson il 16 novembre 1915, nel 1937 Coca-Cola ne acquistò i diritti ma solo nel 1960 l’Ufficio Brevetti americano considererà la contour un vero e proprio trademark, di proprietà della Coca-Cola Company.
Da allora la
ricerca sul design e quella sui materiali è andata di pari passo:
– bottiglie riciclabili in plastica (1978)
– bottiglia Contour ultra-vetro (2000)
– bottiglia Contour di alluminio ‘M5′ Magnificent 5 (2005)
– PlantBottle, un contenitore in PET, completamente riciclabile realizzato con il 30 % di materiali vegetali, compresi gli estratti di canna da zucchero. La forma della bottiglia Contour è diventata, come ha detto l’esperto londinese di design contemporaneo Stephen Bayley, “Il design più familiare nella storia dei beni di consumo”.
– bottiglie riciclabili in plastica (1978)
– bottiglia Contour ultra-vetro (2000)
– bottiglia Contour di alluminio ‘M5′ Magnificent 5 (2005)
– PlantBottle, un contenitore in PET, completamente riciclabile realizzato con il 30 % di materiali vegetali, compresi gli estratti di canna da zucchero. La forma della bottiglia Contour è diventata, come ha detto l’esperto londinese di design contemporaneo Stephen Bayley, “Il design più familiare nella storia dei beni di consumo”.
giovedì 15 gennaio 2015
ARTE DESIGN E NATURA
Tom Hare è un artista britannico, uno scultore di Greenwood proprio così, lavora con i rami di salice per creare grandi sculture organiche che prendono in prestito dalle stesse techiques utilizzati nel processo cestino.Tutto è partito durante un fine settimana ordinario, frequentando un corso sulla lavorazione del salice. Da quel momento ha iniziato ad immaginare le infinite possibilità di questa pianta (Willow)
Con le sue sculture è riuscito a trovare una stretta connessione tra la natura e il design e il risultato è sorprendente: funghi, frutti e piante in scala gigante, immensi bozzoli adagiati sui prati o sugli alberi, il tutto con un elaborato intreccio di rami.Tom Hare insegna oggi lavorazione in vimini, produzione di mobili e soprattutto lavorazione del salice in una versione contemporanea. Insegna in contesti educativi e di comunità, portando a compimento ciò che lui ritiene di fondamentale importanza per il suo lavoro: la condivisione del processo creativo.
Nottingham’s
Light Festiva
mercoledì 7 gennaio 2015
Plywood Print Stool
Non
è detto che l’arte debba stare solo appesa alla
parete. Dall'autoritratto
di Van Gogh a quello di Rembrandt,passando per la lattaia di
Vermeer. Sono dieci le opere d'arte,tutte conservate al Rijksmuseum
di Amsterdam, che Il
designer Piet Hein Eek in collaborazione con NLXL
ha
avuto infatti l’idea di riprodurre alcuni dei dipinti dei maestri
olandesi sulla seduta di sgabelli in legno compensato dal immagine
grezza e molto semplice.
Prodotti utilizzando tecnologie avanzate,
gli sgabelli Plywood Print Stool arrivano smontati in un pacco piatto
e sono assemblabili in pochi minuti. Gli artistici Plywood Print
Stool sono belli da soli ma ancora più belli in gruppo per formare
una originale collezione d’arte privata.
Piet
Hein Eek e NLXL LAB Hanno Iniziato a Lavorare Insieme 2010,
realizzando l'Ormai nota carta da parati Scrapwood.
Durante
Uno dei Primi incontri e
nata
l'idea di una
collezione di mobili Stampati."Dovrebbe Poter Essere contenuta
in Una scatola", decisero Piet Hein Eek e il Fondatore di NLXL
Rick Vintage prima di separarsi. Un Paio di anni DOPO Piet Hein Eek
ha Ricevuto da Canon una
Stampante per il legno.Una visita al Rijksmuseum, dove ha Avuto modo
di VEDERE il modo in cui il museo trasponeva la propria collezione
sui Diversi prodotti in vendita gli
sgabelli, primo prodotto di NLXL LAB Che ESCE dal mondo delle carte
da parati, Sono progettati In collaborazione con il Rijksmuseum di
Amsterdam e Saranno prodotti Nella fabbrica di Piet Hein Eek.
venerdì 2 gennaio 2015
Martinelli Luce celebra i 50 anni di Pipistrello.
«Non
ho mai guardato una lampada sotto l´aspetto tecnico o come una
macchina per produrre luce, bensì come una forma in armonica
relazione con il contesto per il quale è stata creata», Gae
Aulenti.
Gae Aulenti è stata una architetto eccezionale, sempre all'avanguardia, una di quelle persone che hanno reso grande il nome dell'Italia, della creatività e dello stile made in Italy in tutto il mondo. Ma è stata anche una donna incredibile, che ha dedicato la sua vita alla sua carriera, diventando un riferimento per tante giovani che non accettavano di adattarsi al modello femminile degli anni '50/'60 che le relegava a ruolo di casalinga e mamma. Il suo nome Gae, era il diminutivo di Gaetana. Era nata in provincia di Udine e, dopo la laurea al Politecnico di Milano, aveva iniziato a formarsi seguendo il neorealismo prima e il Neo-liberty poi. Negli anni del boom economico, nella seconda metà degli anni sessanta, Gae si fece notare proprio per il suo gusto moderno, elegante ma anche funzionale.
Disegnata da Gae Aulenti per lo showroom Olivetti di Parigi nel 1965 ispirandosi agli stilemi dell’Art Nouveau, la lampada Pipistrello di Martinelli Luce nel 2015 compirà 50 anni. Per festeggiarla l'azienda ha dato vita a un’iniziativa aperta a tutti. Basta scrivere un pensiero o un’emozione legati a questo arredo iconico e inviarla a 50pipistrello@martinelliluce.it. I testi raccolti verranno pubblicati su una rivista di design. Altrimenti si può augurare buon compleanno a Pipistrello pubblicando su community.martinelliluce.it uno scatto della propria Pipistrello. E' uno storico modello da tavolo regolabile in altezza, notevole sia per la funzionalità che per la riuscita estetica, una base conica dalla quale si sviluppano le nervature del diffusore che sembrano spiegarsi come ali, caratterizzata da un'asta telescopica in acciaio che consente di variare la dimensione della lampada stessa. Il suo nome si ispira alla particolare forma del diffusore realizzato in metacrilato opale bianco, che si divide in falde ricordando le ali del pipistrello. La lampada, tuttora in produzione, è realizzata con tecniche di stampaggio del telescopio, ma anche del diffusore, molto innovative per l'epoca in cui è stata progettata.
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